![]() Nella seconda storia Coetzee, Jacobus, compare proprio nel titolo, è un antenato, o spacciato come tale, dell’autore, che racconta un episodio di caccia e guerra ai namaqua, una tribù dei nativi ottentotti. ![]() In entrambe le storie c’è un personaggio che si chiama Coetzee proprio come il suo autore: nella prima è il funzionario dei servizi incaricato di valutare la relazione del protagonista, Eugene Dawn, dedicata a come migliorare l’immagine degli Stati Uniti a seguito della guerra in Vietnam. ![]() In entrambi i racconti Coetzee inserisce un alter ego, o presunto tale (precorrendo l’arrivo di Elizabeth Costello). Il secondo, più lungo (un centinaio di pagine) ci catapulta in tutt’altra zona del pianeta, il Sudafrica dove Coetzee è nato e vissuto a lungo (da qualche anno s’è trasferito ad Adelaide, in Australia, che credo sia quell’altra parte del mondo che più assomiglia al Sudafrica in quanto a storia coloniale – una scelta alquanto peculiare) – e il salto è doppio, non solo geografico ma anche temporale, perché dal XX secolo si passa indietro di tre secoli. Ecco l’esordio di Coetzee, quasi cinquant’anni fa (1974), debutto fulminante: due racconti lunghi, il primo di una settantina di pagine è sulla guerra del Vietnam e i suoi effetti – più in particolare, su come la propaganda possa rimodellare la narrativa di quella guerra e allontanarla dall’inutile orrore che effettivamente fu. ![]()
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